Il portone del "Ruscett"
Il portone del "Ruscett" da circa tre secoli separa la piazza principale della cittadina dal vetusto villaggio fortificato. Si tratta di un monumento poco conosciuto ma decisamente importante per il borgo cassanese. La sua storia risale al 1764 quando il Procuratore generale del feudo cassanese Cesare Somazzi fece demolire il vecchio portone, millenaria eredità medievale, destinando all'oblio gli ultimi avanzi del ponte levatoio del vicino castello.
A testimoniare questa "rivoluzione" architettonica e urbanistica del borgo cassanese è don Domenico Milani, sacerdote a Cassano proprio alla fine del XVII secolo e che nei suoi preziosissimi "Annali" offre una ampia panoramica della ricca cronologia della cittadina "Aveva tutti i contrassegni dun ponte levatore, - così descrive don Milani, il distrutto manufatto - e come tuttora si vede dai fondamenti, sporgeva in fuori dal muraglione di cinta, del quale rimane il resto ancor tutto rustico dalla parte di tramontana."
Al posto della vecchia e ormai inutile infrastruttura si progettò di innalzare, per motivazioni esclusivamente estetiche e celebratorie, un nuovo arco. Per dare onore al marchesato dei Bonelli si fece così erigere una grandiosa porta con l'arma della allora potente casata.
Il piccone demolitore del governo asburgico ha quindi privato Cassano d'Adda di una delle sue più antiche vestigia. Rientrava tuttavia nella mentalità dell'epoca progettare la apertura degli ormai militarmente obsoleti borghi fortificati per dare maggior respiro e prestigio architettonico ai centri urbani. Si procedette così in quegli anni alla progettazione della piazza cassanese negli spazi che ancora oggi, sommariamente, la caratterizzano.
Nel 1787 ebbe termine la edificazione del nuovo arco: ai suoi lati furono eretti due palazzi dalle facciate "nobili", secondo il gusto e i canoni estetici del momento. A disegnare il nuovo ingresso del Ruscet fu chiamato Martini, allievo del Piermarini, genio della architettura lombarda nonché autore della ristrutturazione di Palazzo D'Adda (l'attuale Villa Borromeo). Ad ornarlo con finte lesene, greche e accorgimenti da "tromp-loeil" ci pensò invece il pittore Bonacina. Quelle lontane affrescature, pressoché sconosciute ai cassanesi più giovani, sono ricomparse nel 2002 grazie al sapiente lavoro dei restauratori che ha saputo riportare all'antico splendore uno degli angoli più suggestivi della cittadina .
Pure tornati alla bellezza originaria sono i busti di Vittorio Emanuele II e di Giuseppe Garibaldi, collocati ai lati del "Purtun" tra il 1909 e il 1910.
Marco Galbusera