Il Castello - RETE CIVICA DEL COMUNE DI CASSANO D'ADDA (MI)

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Un Castello tra fortune e sventure

Maestoso, un po’ altezzoso, cromaticamente e architettonicamente leggermente confuso, il castello di Cassano d’Adda svetta sull’argine del canale Muzza, accogliendo con severità il viaggiatore che proviene dalla pianura bergamasca. Si presenta, a prima vista, in modo sicuramente originale, privo cioè delle fondamentali caratteristiche che accompagnano i castelli lombardi: : nessun merlo, una sola torre, nessun bastione, nessun fossato.  Questa singolare parvenza estetica altro non è che il risultato di una plurimillenaria storia di rimaneggiamenti e di abbandoni .

Non è possibile datare con esattezza l’anno della costruzione del maniero cassanese; è comunque certo che nell’anno 887 accolse il tedesco re Carlomanno che  fu il primo di una non trascurabile serie di ospiti che soggiornarono tra le possenti mura della rocca abduana. Anche re Enzo, figlio di Federico II di Svevia, infatti vi si trattenne nel 1245  mentre Ezzelino III da Romano vi fu fatto prigioniero nel 1258 prima di essere tradotto a Soncino.  Il Castello di Cassano seguì le vicende politiche della vicina Milano, conteso tra Torriani, Visconti e Sforza. Nel 1446 visse una breve parentesi veneziana con il dominio della Serenissima che lo fortificò, lo cinse di un fossato e lo dotò di bastioni e fortilizi all’imbocco della Muzza. Qualche anno più tardi, tuttavia, il maniero già quasi millenario, tornò definitivamente sotto la potenza ambrosiana alla quale legò fortune e sventure.  Tra il 1451 e il 1474 il castello fu al centro di una intensa opera di rimaneggiamento e fortificazione: l’architetto Bartolomeo Gadio, che saldò il suo nome all’unica torre presente nella struttura militare cassanese, fu incaricato di eseguire lavori che ne interessarono la rocca, il revellino e i contrafforti sull’Adda.  Fu necessario attendere altri tre secoli perché il vecchio castello tornasse all’attenzione di architetti e ingegneri: fu Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna, a fortificare il maniero su progetto del capomastro Perrucchetti, antenato del fondatore degli Alpini. Fu questa  l’ultima boccata di ossigeno per l’ormai stanca ed inutilizzata fortezza. Nel 1764, in pieno illuminismo, si fece demolire il portone del ricetto, che cingeva il borgo fortificato e si procedette ad altre opere di smantellamento: nel 1776 potè ufficialmente dichiarasi finita l’importanza militare del castello di Cassano tanto che se ne meditò una poco gloriosa demolizione. Negli anni settanta del XVIII secolo, infatti, si pensò di utilizzare l’area compresa tra il ricetto, il castello e il convento dei cappuccini per la edificazione di una dimora di residenza per il principe Ferdinando, figlio di Maria Teresa. La grande spesa, la distanza da Milano e, soprattutto, l’umidità della zona fecero abbandonare presto il progetto che si avvalse delle firme degli architetti Fè, Nosetti e Ferrari.

Superata la sua funzione bellica tra il XVIII e il XIX secolo , il maniero fu riadattato ad usi diversi; sede di pretura e carceri,  caserma militare. Nel Novecento continuò incessante l’opera di “snaturalizzazione” del castello che finì per ospitare una filanda, sede di Pretura, officine, laboratori artigianali, malsane abitazioni.  Fino ai primi anni Ottanta vi si trovava anche una frequentatissima discoteca ricordata con nostalgia dai giovani dell’epoca. Ogni ambiente della rocca  finì insomma vittima dell’incuria e del più sconfortante degrado. Agli inizi degli anni Novanta si registrò un improvviso quanto inatteso colpo di spugna: si sbaraccò tutto quanto non attinente alla vetustà e alla importanza del luogo e si diede il via a lavori di restauro che restituirono, almeno esternamente, un certo decoro all’antico castello . Agli inizi degli anni Duemila la rocca che fu dei Visconti, pare voler far parlare ancora di se. Ne è una riprova quanto accadde nel 1999, anno in cui ritrovarono la luce alcuni meravigliosi affreschi di scuola giottesca. Un capolavoro di finissima fattura maldestramente celato sotto un robusto strato di calcina .in una cappella patrizia che aveva finito per diventare una coppia di miniappartamenti. Passato l’iniziale entusiasmo, tuttavia, l’imprevisto ritrovamento, che portò il castello di Cassano anche al centro  dell’interesse della stampa nazionale, i riflettori sembrano essersi di nuovo spenti su questo prezioso tesoro della storia lombarda.

Marco Galbusera