Territorio ricco di acque
e strategicamente abbarbicato su una altura sovrastante la
pianura bergamasca quello di Cassano; una conformazione
idrogeologica che oggi appare come una piacevole
curiosità turistica ma che, fino alla metà del
secolo scorso, rappresentò una ghiotta posizione
strategica in una regione al centro di importanti rivolgimenti
storici.
La vocazione storica di Cassano e del suo fiume ("il più difendibile dEuropa", secondo una nota definizione di Napoleone Bonaparte), si appaga così di una lunga serie di scontri bellici, più o meno intensi secondo la foga delle armi o l'importanza degli interessi politici ed economici in gioco. Molto sono le battaglie passate agli onori della storiografia con l'appellativo "di Cassano"; scontri sempre passivamente tollerati dalla popolazione locale che hanno contribuito a diffondere il nome del borgo abduano per le capitali di mezza Europa. La quasi obbligata direttrice di azione longitudinale nella Vale del Po, dalle campagne venete a quelle subalpine, hanno fatto della cittadina alle estreme propaggini milanesi, un luogo di forzato passaggio di figure di primo piano nella storia locale e nazionale, con eserciti provenienti dalle più svariate nazioni del continente.
Una polverosa lapide collocata su un ingrigito muro che accoglie chi entra in Cassano, rievoca le principali tappe di questa singolare esperienza militare: gli appuntamenti con gli eserciti in baldanzoso attacco, in rovinosa rotta o in speranzoso guado furono tuttavia molti di più come testimonia una ricca e particolareggiata storiografia.
I primi ad accorgersi
della forte valenza strategica del territorio cassanese
furono, con gran probabilità, i Romani che, presso il
fiume Adda, attorno al 223 a.C. rischiarono di
infrangere la loro nascente potenza contro gli agguerriti
Galli Insubri; solo la alleanza con una tribù gallica,
quella dei Cenomani ( i cambiamenti di fronte caratterizzano
da sempre la storia dell'umanità!), i discendenti di
Romolo riuscirono a riprendersi assicurandosi, in seguito, il
dominio dell'Italia settentrionale. Fu Federico Barbarossa,
parecchi secoli dopo, a riportare a notorietà
continentale il nome di Cassano che, sicuramente, in tutto
questo tempo non doveva certo aver trascorso un periodo
pienamente pacificato. L'Imperatore tedesco fu in terra
cassanese nel 1158, alla guida di un esercito che aveva
lasciato la città di Ulma forte di ben 100.000 fanti e
15.000 cavalli. Il 15 luglio di quell'anno
Federico Enobarbo sconfisse i nemici milanesi e potè
così iniziare la rapidissima marcia che lo portò
alla distruzione del capoluogo ambrosiano. Altri
celebri scontri che macchiarono di sangue le rive dell'Adda
furono combattuti nel 1245 contro re Enzo e nel 1259 contro il
feroce (almeno così lo dipingono alcuni storici) Ezzelino
III da Romano. Fu agli inizi del XVII secolo,
tuttavia, che si registrò la battaglia tinteggiata con le
tinte più fosche dalle testimonianze dell'epoca.
Il 16 agosto 1705, il territorio di
Cassano d'Adda fu infatti il tragico scenario di un
violento fatto d'armi, giocato tra le truppe al
comando di Eugenio di Savoia e i soldati Francesi guidati dal
generale Vendome. Lo scontro, che interessò la zona compresa
tra la località Cantarana e Cascine San Pietro, si concluse
senza una netta vittoria delle parti in contesa. Il
costo in vite umane fu tuttavia enorme: circa 15.000, furono
i soldati che vi trovarono la morte e migliaia i
feriti. Cifre impressionanti data l'epoca, attorno alle quali
fiorirono anche alcune macabre leggende. La fantasia popolare,
vivamente suggestionata dall'ecatombe consumatasi sulle rive del
fiume, si spinse infatti a narrare di come alcuni pescatori
lodigiani avessero rinvenuto, negli stomaci dei lucci catturati nel
fiume, dita e brandelli di carne delle migliaia di soldati uccisi
in battaglia. I corpi straziati dei poveri soldati caduti in questo
piccolo angolo di Lombardia furono pietosamente composti, nei mesi
successivi al tragico episodio, in diversi luoghi sacri cassanesi,
secondo un criterio gerarchico non abbandonato nemmeno davanti alla
morte. Novantaquattro
anni più tardi toccò all'esercito della Francia
rivoluzionaria, incalzata dalle forze imperiali di Austria,
Russia e Prussia, passare per le campagne cassanesi: più
che di una battaglia si trattò, in verità, di una
enorme zuffa con i francesi, privi del genio napoleonico,
impegnati in una non propriamente dignitosa ritirata verso
Milano. Ma tanto bastò per riportare il nome di Cassano
all'attenzione delle Cancellerie europee. I successivi secoli
evitarono di fare del borgo cassanese il diretto palcoscenico
di scontri bellici; nel 1859, tuttavia, l'esercito francese
guidato da Napoleone III passò da queste parti prima di
dilatarsi nelle enormi battaglie di Solferino e San Martino.
Fu quello l'ultimo passaggio in "grande stile" di uomini in
armi a Cassano.