In occasione delle "Giornate Nazionali dei Castelli" del 23-24 settembre 2006, l'Istituto Italiano dei Castelli - Sezione Lombardia, ha organizzato una visita guidata al Castello Visconteo di Cassano d'Adda con l'intento di diffondere la conoscenza dell'architettura fortificata e del suo contesto e la sensibilizzazione per la tutela e valorizzazione del nostro stratificato Patrimonio.
Ecco una sintesi della storia:
L'imponente edificio sorge in un luogo di importanza strategica per il controllo del valico dell'Adda, naturale baluardo che garantiva la difesa ed il controllo del transito delle merci. Il castello è posto nel punto più alto della bastionata, dove il fiume descrive un'ampia curva verso levante, lambito dalle acque del canale Muzza, derivato dal fiume nel 1220.
Nel XIII secolo Cassano era poco più di una fattoria di
proprietà del monastero di S. Ambrogio di Milano, circondata
da poche casupole di contadini: i testi di Sire Raul e Ottone
Morena, storici dell'epoca, non accennano all'esistenza di un
castello, mentre da altri documenti risulta che fin dall'epoca
dell'arcivescovo Ansperto di Milano (deceduto nel 881) esistesse in
quel luogo una fortificazione.
La costruzione del castello e dell'attiguo ricetto, nel quale nei
momenti di pericolo trovavano rifugio gli abitanti della campagna,
si deve ad Ottone Visconti, arcivescovo di Milano dal 1261 al 1295,
il quale ne fece un baluardo contro i Torriani, che scacciati da
Milano si erano rifugiati nella Geradadda. Nel 1294 Ottone fece
ampliare la rocca su tre lati, includendola nel novero delle
fortezze statali anziché arcivescovili: ciò sta ad
indicare l'inizio della politica di trasferimento del potere
ecclesiastico a quello laico a favore della sua famiglia. Una volta
consolidato il potere visconteo, il castello venne ulteriormente
potenziato, diventando un caposaldo della linea difensiva dell'Adda
verso oriente, contro le mire espansionistiche della Repubblica di
Venezia.
I secoli XIV e XV videro la rocca di Cassano teatro di
un'interminabile serie di guerre tra famiglie e signorie rivali, in
lotta per il predominio su Milano: il vacillante potere dei
Visconti alla morte di Gian Galeazzo mise in moto gli appetiti dei
milanesi Dal Verme e dei Malatesta da Rimini, oltre alla rivale
Repubblica veneta. Nel 1406 nel castello venne imprigionato e poi
strangolato Antonio Visconti.
Nel 1426 papa Martino V avocò a sé il possesso della
rocca, nel tentativo di farsi mediatore tra Milano e Venezia, la
cui rivalità comprometteva l'equilibrio politico della
penisola. Nel 1446 i Veneziani, varcata l'Adda su un ponte di
barche a Spino, colsero alle spalle le truppe di Filippo Maria
Visconti e si impossessarono della rocca. Furono i veneziani a
potenziare il castello ed il ricetto cingendoli con un fossato e
costruendo un bastione a stella all'imbocco del canale Muzza,
fortini sulla Terra, isolotto tra i due corsi d'acqua, un ponte
levatoio in legno e altre fortificazioni lignee sulla sponda
opposta del fiume, al fine di ostacolare o ritardare il ritorno del
nemico.
Estinta la dinastia dei Visconti e dopo il caotico biennio della
Repubblica Ambrosiana (1447-49), i Milanesi chiamarono il
condottiero Francesco Sforza dalla Romagna: con l'aiuto delle
truppe di Astorre da Faenza, uscite da Milano, in dieci giorni lo
Sforza conquistò il castello e le postazioni di Ripalta
Sicca (Rivolta), al di là del fiume. Il nuovo duca,
ritenendo il luogo di vitale importanza per la difesa di Milano,
affidò i lavori di potenziamento del castello di Cassano a
Bartolomeo Gadio, uno dei massimi architetti militari del XV
secolo, che nell'epistolario lasciò ampia documentazione dei
lavori eseguiti.
Avvalendosi dell'opera di altri ingegneri militari, ognuno con
specifiche competenze, ideò l'imponente muraglia a doppio
muro munito di contrafforti esterni e casamatte che scende fino al
piano della Muzza, e predispose l'allargamento della bocca del
canale stesso per aumentarne la portata d'acqua a scopo difensivo.
Il Gadio munì anche di merli e falconiere gli spalti del
castello. Gli onerosi lavori di fortificazione vennero ostacolati
da difficoltà economiche, alle quali lo Sforza cercò
di ovviare imponendo sovratassazioni sul sale e dirottando a
Cassano le maestranze impegnate nella fabbrica del castello di
Milano. Anche se non tutti i lavori progettati dal Gadio vennero
realizzati, il castello di Cassano divenne la rocca più
munita di tutto il confine orientale del Ducato.
A partire dal XVI secolo il cambiamento del modo di combattere dopo l'introduzione delle armi da fuoco causò il lento declino del castello di Cassano: nel 1705, adibito ormai a carcere militare, vide 4500 soldati piemontesi comandati da Eugenio di Savoia, alleato degli Austriaci nella guerra contro la Francia, rinchiusi e lasciati morire di inedia. Una lapide murata nella cappella in riva alla Muzza ricorda la tragedia. Nel 1764 si iniziò a demolire il ricetto, di cui è ancora riconoscibile l'ingresso nella grande porta di forme ottocentesche che si apre sull'attuale piazza Garibaldi.
Nel XIX secolo l'ala
destra del castello venne adibita ad opificio: la
trasformazione comportò la chiusura del portico e del
sovrastante loggiato attorno al cortile centrale, secondo la
tipologia del castello visconteo. Fino al 1959 l'edificio fu
carcere mandamentale, poi magazzino e locale da ballo.
L'edificio storico, da alcuni decenni di proprietà privata,
è attualmente oggetto di importanti lavori di restauro che
stanno riportando alla luce le forme originarie. I lavori sono
stati illustrati dall'architetto Valerio Laboni al Convegno
"Fortificazioni nel bacino dellAdda", organizzato dalla sezione
Lombardia dell'Istituto Italiano dei Castelli nell'ottobre 2005 a
Varenna. Sono stati restaurati 2500 metri quadri di decorazioni
murarie, in gran parte ignote fino ad ora. Gli affreschi di maggior
pregio sono quelli rinvenuti al primo piano, nella cappella fatta
costruire da Ottone Visconti alla fine del XIII secolo: sulle
pareti, tagliate a metà da un pavimento aggiunto in una
delle tante fasi di trasformazione subite dal castello nel corso
dei secoli, sono rappresentati schiere di angeli e di santi, una
Madonna in trono, Mosè che riceve le Tavole, mentre il
soffitto, diviso in quattro vele, è decorato da medaglioni
raffiguranti i Profeti. Gli accreditati storici dell'arte
interpellati hanno attribuito gli affreschi alla scuola giottesca,
ipotizzando quali autori Giovanni da Milano o il Maestro di
Viboldone. Altre decorazioni di pregevole fattura sono state
rinvenute nell'appartamento signorile al piano terra, dove le
pareti sono decorate da finti panneggi e decorazioni geometriche
tipiche del periodo visconteo. Decorazioni che imitano riquadri di
marmi policromi sono presenti lungo tutto il porticato del cortile
interno, sovrastato da un loggiato che si sta ripristinando; una
volta terminati i restauri, il cortile recupererà un aspetto
simile a quello del coevo castello di Pandino.
Le recenti scoperte sono di tale rilevanza da modificare l'immagine
stessa del castello di Cassano, considerato finora soltanto per gli
aspetti di presidio militare: i raffinati apparati decorativi degli
interni testimoniano infatti anche un uso residenziale
dell'edificio.
Istituto Italiano dei Castelli - Sezione Lombardia -
Delegazione di Milano e di Bergamo
Coordinamento: dott.ssa Cristina Ricci e Prof. Riccardo
Caproni