Visita artistica a Cassano d'Adda
Cassano è un borgo che, come le grandi città, ha la fierezza di un Apostolo per convertire al cristianesimo gli abitanti: S. Barnaba; e quindi vanta la fede e la religiosità dai tempi apostolici. E non sazio di tanta gloria, vanta il sepolcro di S. Dionigi portato tra noi dall'esilio di Armenia in un ricevimento presenziato da S. Ambrogio. Tale è l'ammirazione per il nostro borgo che S. Dionigi non vuole proseguire per Milano, ma resuscitato per l'occasione, prende la parola annunciando la volontà di eleggere Cassano per la sepoltura.
E chi può avere documenti validi ed esaurienti per negare che la vacanza autunnale di S. Agostino alla vigilia della conversione nella villa dell'amico Verecondo è Cassano d'Adda
A Cassano si può parlare di martiri quali Bisista, di streghe bruciate sul greto dell'Adda, di battaglie delle quali possiamo permetterci perfino l'esportazione nei paesi limitrofi, di presenza di papi oltre che di cardinali ed arcivescovi milanesi e cremonesi, di imperatori e re, di poeti e del fondatore degli alpini, di cantanti classici. Soprattutto potremmo vantarci di regalare acqua a Cremona e Lodi, distribuendo l'Adda canali di fecondità ai terreni agricoli, costituendo inoltre quasi la cerniera della civiltà agricola con quella metropolitana di Milano, tra la pianura del Po e la Brianza.
La posizione di Cassano, sopraelevata a terrazza a dominare la pianura sottostante da un naturale belvedere, ricca di acque per l'Adda e la Muzza rimasta dal 1200 il canale irrigatorio più importante d'Europa per lungo tempo, servita da uno storico ponte conteso dai romani, dai comuni, dalle signorie e dal ducato contro la Repubblica Veneta, e il naviglio della Martesana che garantisce le comunicazioni per acqua mentre la strada postale veneta le facilita con Milano, fanno del borgo un centro d'arte oltre che di fortificazione militare.
Cassano è bellissima, sia vista nuda tra i rami spogli d'inverno, contro le Prealpi che la stagliano a Piemonte nelle giornate di sole, sia fasciata di verde nella piena estate nell'esplosione dei giardini e parchi che sono un culto per i suoi abitanti. Ci avviamo per le strade mosse in salita e strette del vecchio borgo dominato dal rosso mattone del campanile gotico, a cercare i monumenti di maggiore interesse, difesi da muri che incassano la via S. Dionigi e l'altra di monte Grappa o il viale "di siuri", costruiti con ciottoli dell'Adda e impastati a lisca di pesce col tavellino di cotto e la calce che ha bollito nelle numerose fornaci.
Ci sono tutto intorno alla cittadina i vasti cascinali, " le corti " dall'accoglienza della civiltà contadina e dal volto dell'operosità, dove l'arte al servizio dell'utile e dell'essenziale non concede spazio se non ai tabernacoli delle Madonne in calligrafia sincera e povera, agli utensili di lavoro per le donne e alle cune dei bambini; sotto i grandi archi dei fienili e le "Logge" a ringhiera che uniscono in dialogo di famiglia gli abitanti.
Abbiamo del borgo importanti opera d'arte a descrivere la panoramica dal fiume: del Fiamminghino nel seicento, del Bellotto nel 1744, del Cannella, del Piccio, dell’Elena, del Miolato e del Longaretti. Ma la nostra vuole essere una visita dal di dentro.
Tra i più originali e complessi edifici lombardi viscontei di architettura militare gotica è il nostro castello, nato nel trecento su elementi precedenti, con vasti rimaneggiamenti sforzeschi posteriori, verso il fiume, dove è esaltata la nerboruta capacità del Gadio. Snelli archetti nelle bifore riquadrate da sottili cornici di fori, cornicioni geometrizzati in cotto, nastri a denti di sega, edicoletta cuspida formata dal piegarsi del costolone trasversale al centro a ricordare il gotico fiorito padano, portale dell'ingresso con valore scenografico centrale dove una cornice in pietra, a sesto acuto, imprime slancio ascendente all'arcata. Il porticato terreno è coperto da volte pensili a crociera-acuta su sottili costoloni, e la parete in cotto accenna ai gusti del primo quattrocento.
Qui ebbero residenza gli arcivescovi di Milano, i Visconti, gli Sforza, i Veneziani, gli Spagnoli, i marchesi Castaldo, Bonelli e i D'Adda. Ora l'edera e le violacciocche gialle fanno dimenticare fatti di prepotenza e di sangue.
Dello stesso gotico è il campanile quadrangolare eretto da Regina delle Scala negli stessi anni di S. Maria la Nuova di Abbiategrasso e di S. Maria della Scala in Milano, e sigillato nelle strutture della settecentesca chiesa parrocchiale. Misura 42 metri, ed è monumento nazionale.
Rimasto vedovo nel 1776 per la demolizione della chiesa contemporanea, ebbe il torto di sposare, in seconde nozze, una parrocchiale famosa e ben più giovane che sottolinea il giudizio di essere troppo basso e sotto comando!
Costituisce il passaggio dal pittoricismo scenografico delle torri-guglie alla libera modulazione di ritmo regolato solo da leggi interne. E' ricamato in sottile gioco policromo e chiaroscurale da più file di cornici e finestre di vario ritmo e sciolto disegno, distinguendosi da quelli precedenti per tempo e stile di S. Eustorgio in Milano e di S. Francesco a Pozzuolo Martesana di esaltante tensione verticale, e da quelli quattrocenteschi di Treviglio, di S. Maria Maggiore a Bergamo, di S. Agostino a Cremona che ripeteranno il nostro modello.
E' da vedersi al nascere del sole o al tramonto, quando il mattone s'accende di fuoco, come un candelabro pasquale.
E' il Giulini che ci informa della data di costruzione del "Ricetto": 1278, voluto dall'arcivescovo Ottone, sotto la direzione di fra Benedusio del monastero di Chiaravalle. E' il quartiere militare per i momenti di emergenza: fortificazione, caserme, magazzini di vettovagliamento, scuderie, rifugio durante gli assedi. Le piazzette e le viuzze tortuose con le scale sulle strade, con le loro denominazioni ci restituiscono ai ricordi medioevali, quando la preghiera, contro la peste, la fame e la guerra, era tanto insistente.
Questo è il nucleo più antico e originario di Cassano, ed il luogo dove il dialetto e la spontaneità degli abitanti conservano più autentico l'accento e le caratteristiche locali. Non abbiamo altri monumenti medioevali.
Il quattrocento aveva edificato presso la Muzza l'oratorio di S. Bernardino, già demolito; ed il cinquecento ha un esemplare nella chiesa e casa parrocchiale di Groppello, consacrata dallo stesso S. Carlo Borromeo nel 1584, qui dove arrivava l'autunno per la "cura dei fichi e delle uve". Ma anche questo monumento ha subito fondamentali modifiche per l'aggiunta delle due navate laterali.
In buone condizioni è invece la grande villa che gli arcivescovi man mano hanno completata da quando nel 1160 hanno scelto Groppello per la villeggiatura autunnale. Le riforme maggiori furono operate da Federico Borromeo e dal Cardinal Monti nel 1650. Il piano nobile è servito da un'ampia scala a due rampe in curva che si uniscono in un balcone centrale da esili pilastri. Nel parco di detta villa sorge l'oratorio di S. Antonio da Padova affrescato dal Fiamminghino per il quale scrive l'Orlandi: "se avesse fermato quello spiritoso mercurio che gli faceva volare il pennello, per certo l'opere sue avrebbero toccato le mete della gloria". Ed il Lanzi di lui dice: "Abbondava di quel fuoco che usato con giudizio dà l'anima alle pitture, abusato ne scompone le simmetrie".
In Cassano l'oratorio di S. Dionigi, costruito secondo la leggenda da S. Barnaba, e sepolcro dell'arcivescovo precedente S. Ambrogio, è documentato dal 1206; la sua ricostruzione è del 1596 con tutti gli elementi suggeriti dalla Controriforma. Merita una visita attenta per i due cicli di affreschi nell'apside del presbiterio e nei riquadri delle pareti perimetrali; il primo racconta il trionfo della Trinità con angeli musicanti che ricordano Gaudenzio Ferrari, ed il secondo la leggenda di S. Dionigi, localizzata in Cassano con il porto sul fiume, e gli uomini che di eroico hanno solo la lunghissima statura avvolta dagli usatissimi vestiti quotidiani dei contadini e militari del seicento. Gli affreschi dialogano con bellissimi stucchi in festosa combinazione barocca di ottimo gusto e di pulita calligrafia, esaltando colori e luci, non immemori del Morazzone nelle cappelle dei sacri Monti Lombardi, del Nebbia e dei Procaccini.
Del seicento è anche l'oratorio di S. Ambrogio al cimitero: ristrutturazione di un edificio sacro citato in un diploma di Carlomanno nell'877. E' impreziosito da un affresco cinquecentesco della Madonna di Loreto, di interessante gusto devozionale popolare e di affreschi del Veronese (Martino Chignaroli che lavorava anche in S. Dionigi nel 1703 col Galliani per il ciclo degli affreschi sulla vita di S. Giuseppe.).
I cappuccini costruiscono la chiesa di S. Antonio ed il convento dal 1702 al 1704. Sono architetti fra Protasio d'Astano e fra Giuseppe da Monte Grino. Fra Francesco da Cedrate lavora le bellissime ancone d'altare che incorniciano le tele dell ’ Abbiati e del Legnanino, protagonisti con Lanzani dell'evoluzione artistica in atto a Milano. Interessante è il tabernacolo ligneo che sarà ricopiato nei conventi di Borno, di Milano in via Piave, di Casalpusterlengo e di Pescarenico.
Posto in ridente paesaggio, il territorio movimentato e ricco d'acque e di boschi, Cassano, come tutta la Brianza, è ricercata da molte nobili famiglie milanesi nel seicento e settecento per la villeggiatura. Sorgono le ville, ormai spoglie di tutto l'arredamento di quadri e mobili ed anche ristrutturate per moderna funzionalità, tutte incorniciate da parchi e giardini, in posizione panoramica.
L'attuale oratorio maschile già palazzo Benzi, Della Somaglia, Brambilla, è affrescato nel 1694 dal Mariani e da Francesco Anguiano, articola in forma seicentesca un precedente nucleo, con uno scalone ellittico che costituisce con gli arabeschi della balaustra, gli affreschi e gli stucchi, un interessantissimo esemplare nell'arte lombarda. I ferri battuti dei balconi ingentiliscono la severità delle facciate, con le cancellate originali. La villa è dotata di cappella interna e di vasto parco dove nell'ottocento convengono artisti e compositori e cantanti del melodramma italiano, dal Rossini al Dinizetti al Ponchielli dalla Tosi Adelaide alle sorelle Brambilla e nipote Teresina (che sposò Ponchielli), al librettista Illica. Qui durante le cinque giornate di Milano nel 1848 si svaligia l'armeria per accorrere sulle barricate. E' nell'insieme prospettico di questa villa che va collocato l'oratorio di S. Aquilino da leggere in aperto dialogo con il palazzo e non chiuso come ora da altre costruzioni che si inseriscono a rompere il rapporto dialettico. Tipico esempio di architettura lombarda tardo seicento con elegante facciata a lesene, timpano e mosso portale, terminato nel 1699, strutturato secondo gli schermi rischiniani semplificati, con aula centrale sormontata da cupola.
Ma le due ville più reclamizzate cassanesi sono quelle D'Adda-Borromeo-Laboni del Croce Piermarini e l'altra Brambilla.
La prima conserva tutto l'aspetto dell'originario progetto Francesco Croce del 1768, poi riformato nel 1781 dal Piermarini in chiave neoclassica in armonia tanto equilibrata da costituire il capolavoro del folignate. Il Piermarini qui a Cassano avrebbe dovuto costruire il palazzo reale poi realizzato a Monza (vedi Milani negli Annali). Gli ambienti interni sono decorati da affreschi e stucchi nei modi Dell'Arbetolli. Qui furono ospiti Napoleone I col Murat il 26 giugno 1807.
La seconda sorge sulla precedente villa Rosales, trasformata nel 1770 da Giuseppe Pezzoli, che commissiona l’anno seguente ai Fantoni di Rovetta statue per il giardino a terrazze collegate da scalea scenografica di grande moda settecentesca. Dato che l'architetto del Pezzoglio è Antonio Ghezzi, non è lecito pensare che lo stesso abbia progettato anche questa villa? Qui pernottarono il 15 giugno 1796 il generale Bonaparte con la moglie Giuseppina, e nel 1859 Napoleone III si incontrò con Vittorio Emanuele II alla vigilia della battaglia si Solferino e S. Martino.
La villa fu museo del Sonnazzari che fa poi dono all'ospedale di Milano dello " sposalizio della Vergine " di Raffaello e di un Bellini. E' anche piazza maggiore per il palazzo Barbò secentesco, ma più ancora per gli altri del settecento che fiancheggiano il portone del "Ricetto" e innalzati nel 1782 su progetto di un discepolo del Piermarini. Interessanti sono anche: casa Pecchi, nella quale si dice siano avvenuti incontri clandestini della massoneria risorgimentale (Pecchi con Carlo Alberto e il Pellico): casa Villa con giardino sulla Muzza raggiungibile per sottopassaggio: casa Mauri, già albergo della Gran Bretagna, dove la guaritrice della sciatica restituiva la salute a S. Giovanni Bosco e allo Stoppani; casa Milani dei castellani del borgo; palazzo Berva ottocentesco; villa Gabbioneta del 1898 e le tre ville della bella époque: Maroni, Gavazzi, Ponti (ornate delle colonne del lazzaretto di manzoniana memoria), tutte ricche di parco.
Abbiamo lasciato per ultima la visita alla chiesa prepositurale, che alta emerge su tutto il panorama come elemento architettonico più importante.
La facciata settecentesca del Martinelli è divisa verticalmente da cornicioni in due ordini sovrapposti sormontati da timpano e orizzontalmente in sei grandi specchi con nicchie per quattro Santi, portale e finestrone. Il timpano è arricchito da due vasi e sormontato al centro dall'Immacolata.
L'interno è da cattedrale: per la vastità, le solenni linee architettoniche, l'unica navata con soffitto a botte e tre cupole, il solenne presbiterio elevato da gradinata, la decorazione di stucchi e affreschi del Miolato (1935-1942). La grande navata con i matronei ricordano il settecentesco teatro veneziano.
Nel catini dell'apside c'è il polittico del Fasolo del 1516; in una cappella c'è il gruppo marmoreo della Madonna di Caravaggio di scuola fantoniana del 1749; il coro ha pannelli intagliati dai Cavana per la leggenda di S. Marta; un bellissimo stendardo processionale del 1717 ricopiato sia dai caravaggesi sia dagli inzaghesi, baldacchino processionale e paramenti del 1856 tra i più fastosi di tutta la diocesi cremonese (con altri parati liturgici del settecento) formano la dote della sacrestia.
L'architetto Bianchi che ha curato la costruzione della chiesa anche la villa dirimpettaia, studiosamente ha tentato di garantire una visione prospettica della facciata della parrocchiale.
E' utilizzata la scenografia prospettica creata dalla serie di cappellette dei misteri allineate sul viale di accesso.
L'espansione edilizia di Cassano inizia nel 1960; sorgono in serie ordinate i condomini sulle vie appena tracciate, rispettando larghi spazi di respirazione e di verde. Il borgo si fa cittadina silenziosa residenziale. Nel quartiere Cristo Risorto nasce la chiesa dell'architetto Faranda nel 1971: Il cemento armato si piega a realizzare gli indirizzi liturgici del Concilio nella distribuzione indovinatissima degli spazi e nella utilizzazione della luce. Longaretti, in una vasta tempera, impreziosisce la cappella delle confessioni con il Cristo deposto dalla croce, e la scuola Beato Angelico di Milano accende di colore il tabernacolo e la croce astile.
Anche la Guarnazzola si costruisce: nel 1976 gli architetti Bulgheroni e Selleri realizzano l'edificio scolastico con caratteristiche architettoniche e funzionali originali di strutture aperte.
Sono da vedere le ultime realizzazioni: La chiesa dell'Annunciazione e il Centro sportivo.
(da C.Valli-C.Cassinotti-A.Aresi-F.Gilli-G.Airoldi, Nuovo Dizionario Cassanese, 1996)